Da questa concezione derivano tre modelli: Anello, Lama, Cono. La prima è quasi un assemblaggio costruttivista, una semplice fascia di ottone che si avvolge intorno a un cilindro: ma Lama e Cono sono veri esercizi di raffinatezza, elaborazioni di forme assottigliate. L’idea di leggerezza, che per Ponti ha ormai assunto come valore primario, è attuata anche nel caso di queste due maniglie con lo svuotamento del materiale, la riduzione al minimo dei volumi e la concentrazione sulle superfici.
Così Lama – vista frontalmente – parte da un piccolo disco (l’impronta del pollice, adatta a migliorare la presa) da cui fluisce la leva della maniglia sottile come una lama, resa però innocua dallo spessore e dagli arrotondamenti del materiale. Cono segue in pratica lo stesso principio, portandolo però all’estremo: si riduce così a una semplice linea che nasce da un punto quasi invisibile sulla punta del cono che raccorda la leva alla porta. da: Macchina Semplice, Stefano Casciani, Skira editore 2010
La maniglia prende il nome dall’Esposizione Universale che avrebbe dovuto tenersi a Roma nel 1942. Realizzato in lega di alluminio nelle officine Olivari, è stata utilizzata solo nella Palazzina Direzione Generale (1937-39), l’unico edificio del quartiere interamente costruito prima dello scoppio della Guerra.
Già nel 1936 Gio Ponti, progettando integralmente la prima palazzina uffici della Montecatini a Milano (1936-38), aveva già fatto produrre una prima versione della maniglia: realizzata in alluminio anodizzato e tuttora presente nell’edificio, sembra pienamente espressa il dinamismo dei nuovi spazi di lavoro, unendo la forza della forma alla leggerezza dei materiali, l’ergonomia del progetto alla serialità dell’industria.